mercoledì 30 gennaio 2008

UNA CARNEVALATA PER L'OLOCAUSTO.

Il Corriere.it
RIO DE JANEIRO
- Costumi, musica ad alto volume, alcol e tanti corpi nudi: il famosissimo carnevale di Rio è per lo più un gigantesco spettacolo colorato. Tuttavia, una scuola di samba intende sfilare nei prossimi giorni ricordando le vittime dell'Olocausto. I responsabili delle comunità ebraiche sono sconcertati. «Shockers» (Pelle d'oca) è il tema centrale per gli otto carri della scuola di samba di Viradouro quali «shock della nascita», «shock dell'horror» e «shock del freddo». Uno dei carri intende però scioccare mostrando la strage nazista di ebrei, omosessuali, disabili, avversari politici e tanti altri sterminati con un centinaio di sagome immobili e scheletriche ammucchiate una sull'altra. AMMONIMENTO - «È un carro di tutto rispetto e vuole essere una sorta di ammonimento affinché l'Olocausto non si ripeta mai più, non vuole offendere nessuno», si è difeso il creatore dell'opera, Paulo Barros. Sul carro, per riguardo ai parenti delle vittime, non è prevista l'esibizione di ballerine succinte, assicura l'organizzazione. A ogni modo sembra che la scelta si stata di cattivo gusto per le comunità ebraiche brasiliane. E la vicenda in questi giorni ha avuto una grande eco anche fuori dai confini nazionali.

Emblematico. Abbiamo un carro del carnevale di Rio, che passa per essere celebrazione mondiale massima della festa. Abbiamo la voglia si shockare che è, a quanto pare in questi tempi bui, una forma d'Arte di per sé. Appoi abbiamo l'olocausto...o meglio, abbiamo tutti coloro che hanno investito e consumato un quotidiano impegno per fare dell'olocausto un argomento principe, un valore dell'umanità intera, una verità assoluta alla quale non è concesso esimersi. Ora costoro iniziano a raccogliere i frutti di questa politica di elevazione a potenza. Qualche tempo fa ne ebbi le prime avvisaglie: in un quotidiano nazionale nella pagina del cinema, sotto l'immagine del film "Senza destino" la didascalia recitava "genere: olocausto". Un genere, quindi di rimando una riduzione di valore, così come potrebbe esserlo per un film capolavoro, drammatico, ma con sotto un generico "western". La sovraesposizione mediatica e planetaria dell'olocausto non potrà a lungo andare che portare a cose sempre "peggiori" e al risultato opposto a quello che si era preposto: ovvero un distacco sempre maggiore dalla realtà, verso posizioni nebbiose e indefinite, di genere appunto. Perché la scuola di samba non dovrebbe farci un carro? In fondo si tratta di una celebrazione importante, in fondo si tratta di Arte (se lo sono pure i murales che piagano le città, i monumenti incartati, i quarti di manzo appesi in galleria e l'orinatorio di Duchamp...), in fondo si vuole shockare (massimo e unico scopo dell'arte moderna), non si è fatto altro che affrontare un...genere. E banale e di genere è la risposta del curatore del carro alle polemiche:"È un carro di tutto rispetto e vuole essere una sorta di ammonimento affinché l'Olocausto non si ripeta mai più". Mhh, che shock! Che originalità.
L'Ostile

SEMPRE PIU' MULTIETNICA LA FAMIGLIA ITALIANA! PEANA DI UN FALLIMENTO!

Pubblichiamo un articolo del Corriere di oggi dove si "analizza", ma forse dovremmo dire "incensa", il dato della crescente presenza di famiglie meticce in Italia. Non paghi di aver dato vita a una civiltà di vecchi a natalità zero, se ne vorrebbe anche la spallata finale andando a intaccare la linearità antropologica e culturale del Paese. L'articolo in questione è un vero e proprio peana, sbrodolante ottimismo, capace di mostrare anche gli aspetti negativi nella loro ottica migliore (con il ben noto utilizzo di un linguaggio artefatto e deviato, che è la neolingua di giornalisti e addetti al marketing). Perché, come diceva Iago nell'Otello "...è comprendosi dei profumi del paradiso che il diavolo tesse i suoi piani più diabolici".
Da il Corriere.it
I nipoti dei nostri figli parleranno due lingue senza doverle studiare, si
districheranno con scioltezza tra le sure del Corano e i libri dei Vangeli, trascorreranno un Natale al freddo e quello dopo al caldo, mangeranno d'abitudine salato a colazione e, per strada,(insomma un trionfo luminoso dove si passerà dalle Marloboro al Narghilé con scioltezza e ci si sentirà finalmente liberi di non usare il bidet, questo fastidioso vezzo tutt italiano NdO), non osserveranno più gli incroci interrazziali con occhi da pesci d'acquario perché loro stessi avranno radici frastagliate e profondissime (frastagliate di certo, profondissime non è ben chiaro come, non si capisce infatti dov'è che dovrebbero radicare tali radici NdO). Saranno, infatti, i figli dei figli di un matrimonio misto. L'Italia che si trasforma sotto la spinta propulsiva dei flussi migratori cambia il colore della sua pelle, la foggia dei suoi abiti, il sistema di valori in cui credere, le religioni da professare, il modo di mangiare e persino di innamorarsi (roba da niente insomma, come cambiarsi i lacci delle scarpe NdO). E in questo magma sociale incandescente e in continuo movimento (che eccitazione! che brivido! quasi un orgasmo NdO), le coppie miste (erano appena 58 mila nel 1991, superavano già le 200 mila unità nel 2005, ora crescono al ritmo di oltre 6 mila all'anno) sono fondamentali nel processo di trasformazione interetnica e interculturale del nostro Paese. Sebbene certi matrimoni finalizzati all'acquisto della cittadinanza siano di comodo e alimentino un vero e proprio mercato, l'Italia del futuro è qui e oggi (possiamo infatti ammirarla ogni giorno nel suo costante splendore, ovvero degrado NdO), leggibile in filigrana nella situazione attuale: un matrimonio su sette coinvolge ormai un cittadino straniero (ma solo il 20 per cento ha come protagoniste le donne italiane rispetto agli uomini), senza considerare le coppie di fatto, di difficile quantificazione.
Fin qui tutto rose e fiori certo...ma per darsi un alone di credibilità l'articolista pensa bene di far vedere anche qualche macchia in quest'osanna...ma niente paura, trovato il problema trovata la soluzione:

A rischio rottura
Quell'operoso laboratorio culturale (!?! NdO), chiamato coppia mista, però, per lo scontro tra identità cui dà spesso origine è anche un vulcano perennemente sull'orlo dell'eruzione. «Si discute e si litiga su come spendere i soldi, su come risparmiare, sui regali al partner e ai familiari, sulle vacanze, sull'educazione dei figli — continua la professoressa Tognetti —. Non è la religione, che pure incide, il principale elemento di rottura. È la quotidianità che porta ai grandi scontri e nasce dalla difficoltà di riposizionarsi continuamente nei ruoli di una famiglia atipica. Poi ci sono le diversità legate alla differenza di età e di livello d'istruzione. Ma il vero limite delle unioni miste è il fatto di essere ancora isolate dalla nostra società ». (Chiaro no? Le cose non funzionano al meglio ma non perché siano tarate loro, eh no! Colpa della società che li rifiuta, del limite di certa gentaglia che si ostina a resistere al fantastrabiliantoso mondo multietnico di nuovo millennio. Perché quando si tratta di neri, musulmani, cinesi, interlpoluzioni e interazioni etnico culturali, più diversità si hanno e meglio è...però quando si tratta di opinioni e modelli di vita, vade retro!, una ce n'è e una sola deve essere NdO).
Il valore percentuale dei divorzi misti e delle separazioni miste si aggira intorno all'80%, con tendenza nettamente più elevata al divorzio: una coppia interraziale su tre, in pratica, si spezza e il tasso di divorzio è circa il doppio di quello italiano (cioé, in pratica, un fallimento su tutta la linea! NdO).
L'articolo volge al termine e, tanto per non lasciare nulla alla libera interpretazione, urge una chiosa di quelle a effetto, con lacrimuccia buonista da bravi evirati italiani, che spinga il lettore ad accettare quanto detto come un felice dato di fatto a cui nulla sia possibile opporre:
Se il futuro è già qui, ed è oggi, quale Italia dobbiamo aspettarci negli anni a venire? Un mercato matrimoniale molto fluido e aperto, innanzitutto, nel quale non ci si interrogherà più sul numero delle coppie miste ma, piuttosto, sulle molteplici forme-famiglia a nostra disposizione. Una Repubblica fondata sul lavoro (quale lavoro? NdO) e, forse, sui matrimoni misti-misti, cioè tra individui migranti appartenenti a due Paesi diversi. Italiani d'adozione ma non d'origine. O, per meglio dire, italiani. E basta. (Italiani -punto- E basta - punto - Squilli di trobe! Il pensiero unico questo è e questo sarà, e basta! oh! e che diamine! uff! Eh cazzo! NdO).
La messa è finita, il Verbo vi è stato dato. Andate pure in pace a fornicare col vostro partner dell'altro emisfero, abortite, divorziate, consumate. E basta.
L'Ostile

martedì 29 gennaio 2008

LA PLASTICA NEL PANE...E I CAMPI TRASFORMATI IN OSPEDALI...

Secondo le fonti dell'associazione animalista americana PETA, la multinazionale MARS avrebbe incaricato l'Università della California di San Francisco di sostenere numerosi test su cavie animali vive (leggi vivisezione). Qualcuno si domanderà cosa cazzo avrà da testare una fabbrica di cioccolate su delle cavie? Secondo i resoconti ufficiali scopo dei test sarebbe quello di "stabilire l'effetto della cioccolata sui vasi sanguigni degli animali" (!). Esperimenti che, sempre secondo la PETA, non sarebbero ne necessari, ne obbligatori per legge...uno fra tanti: "Nutrire a forza i topi con tubi di gomma in gola per poi estrargli fuori un'arteria che verrà seguitamente occlusa con una pinzetta per bloccare il flusso del sangue". (Ne ho tradotto un altro che potete trovare in fondo al post, la lista completa dei vari test la trovate sul sito della PETA dedicato alla MARS: Mars Candy Kills! ).

La domanda che ci si pone è però un'altra, e visto che quelli del PETA non se la fanno (troppo americani o troppo frikkettoni per farsela), la facciamo noi: ma davvero c'è bisogno di testare in laboratorio la CIOCCOLATA?? Un'alimento di cui ci si nutre da secoli? Come se mia nonna domani anziché fare le melanzane alla parmigiana col parmigiano ci mettesse il pecorino: no no cara nonna, prima me la testi in laboratorio, poi semmai la assaggio. "...la plastica nel pane...la chimica nei campi trasformati in ospedali...i geni del salmone piantati nella frutta, un mondo rivoltato nella natura tutta..." cantava la Compagnia dell'Anello...ecco che allora le cose si fanno più chiare! Quello che certe industrie sono costrette a testare sono ben altre porcherie, componenti chimici quotidianamente usati per alterare ciò che la terra ci dona, alfine di ottimizzare i guadagni, ridurre le spese e generare nel cliente assuefazione al prodotto. Quando si guardano le confezioni di yougurt e succhi di frutta al supermercato ci si domanda perché non vengano venduti in farmacia. Le aziende hanno fiutato l'affare e non ci si nasconde più dietro fantomatiche genuinità, anzi ci si vanta delle proprie potenzialità chimiche: vitamine e pro-vitamine di varia natura, ferro per le ossa e selenio per non invecchiare, omega 3 e enzimi dai nomi stile Walt Disney tipo il "regularis"...Regularis perché il suo compito e tenervi gli intestini in ordine...se il suo scopo fosse stato mandarvi al bagno magari qualche esperto marketing con 24 ore e spinello in bocca l'avrebbe chiamato "cacafortis". Per non parlare dei prodotti non alimentari come i saponi...tutte specialità esotiche con "lavanda" "latte di mandorle" "fiori d'oppio" e altre amenità del genere, quando poi per esempio quasi tutti vengono fatti col "lemonene" elemento chimico estratto dai pneumatici usati! Quindi: cos'è che ha bisogno di testare la MARS? Cioccolata? Bah, chi può dirlo; nel dubbio li lascio ai loro esperimenti da piccolo chimico. Addio M&M's...tornerò al più consueto pane e salame.
L'Ostile

La Peta non è la moglie del peto, ma più esattamente un organo indipendente, nato in America ma con sedi sparse in giro per il mondo, che si batte a livello mondiale per i diritti degli animali (tutti tranne quelli da parlamento).
Molte le battaglie svolte dai suoi militanti, spesso infiltrati in aziende "animal killer" come catene di fast food ( KFC ), produttori di cibo per animali domestici ( Iams ), e produttori di pellame e pellicce che nei loro allevamenti non vanno tanto per il sottile (Burberry).

"La mars ha condotto degli esperimenti per studiare che tipo d'effetto avesse un ingrediente della cioccolata (il PQQ) sul metabolismo di topi nani ponendo quest'ultimi in camere metaboliche di plexiglas piccole più o meno quanto mezza lattina di coca cola. La camera veniva poi immersa in una vasca di acqua fredda dove gli spaventati topini venivano fatti respirare in maniera artificiale. Coloro che hanno effettuato gli esperimenti hanno poi inserito dei tubi nelle gole dei topi, tutti i giorni e per 10 giorni, per somministragli forzatamente il PQQ. Quindi gli animali sono stati vivisezionati per ulteriori analisi e infine uccisi"
Fonte: Mars Candy Kills!

lunedì 28 gennaio 2008

ITALIANI PIU' POVERI! SOLUZIONE? PIU' CASE AGLI STRANIERI!

Articolo e vignetta da "il Megafono" di gennaio. Leggi il Megafono notiziario di opposizione Nazionale!
Negli ultimi dieci anni l’incremento degli affitti nelle aree urbane è stato del 66,7%. Le difficoltà incontrate per far fronte al caro-rate si traducono sempre più spesso in una debacle, tanto che nel 2006 il numero di pignoramenti ed esecuzioni è salito del 20%. A pesare sui portafogli delle famiglie è soprattutto il fatto che i mutui erogati sono per il 91% a tasso variabile. Mutuo che è quasi un ergastolo: la durata media dei nuovi mutui erogati tende ad allungarsi a dismisura. Se nel 2004 era pari a 18,4 anni, nel 2006 si è attestata a 22,2 anni, con un aumento di quasi il 20%. Risultato: famiglie italiane indebitate per 180 miliardi di euro tra finanziamenti e mutui.
Di una casa non si può certo fare a meno, e l’esigenza di poter accedere ad un alloggio pubblico si fa sempre più pressante per migliaia di persone. Sono 150 mila le famiglie sotto sfratto, 600 mila quelle in lista di attesa per un alloggio pubblico. Ma la casa popolare è un miraggio anche perché lo stato investe sempre meno in questo genere di edilizia. Attualmente sono circa 800 mila gli alloggi di edilizia residenziale pubblica dati in affitto, cifra che rappresenta solo il 4% del patrimonio abitativo nazionale. Secondo i dati del Ministero della Solidarietà sociale, nel 1984 si costruivano 36 mila alloggi popolari. Nel 2004 il numero è sceso a 1.900, perché il fondo Gescal (gestione case lavoratori) sul quale si reggeva il sistema non viene più finanziato a partire dalla riforma Dini del 1992. Tale fondo va esaurendosi anche perché è stato spesso utilizzato per fini diversi da quelli per cui era preposto. Alla scarsità di alloggi pubblici a disposizione, si aggiunge il sovraffollamento di immigrati in raduatoria. In Italia infatti oltre il 30% delle case popolari è mediamente assegnato agli extracomunitari. In alcune città del nord si raggiunge o supera la soglia del 50%. Il quadro è disarmante: se di alloggi pubblici liberi ce ne sono pochi, e per di più vanno agli immigrati, cosa resta agli italiani che ne avrebbero realmente necessità assoluta?
Il Megafono.

mercoledì 23 gennaio 2008

GIOVINEZZA VS DEBOSCIATI 1 - 0


Clamorosa protesta della Fiamma Tricolore a Roma; un centinaio di militanti del partito, insieme a esponenti del Coordinamento per il Mutuo Sociale e del movimento delle OSA – occupazioni a scopo abitativo – hanno fatto irruzione nella casa trasparente allestita a Ponte Milvio dalla produzione del Grande Fratello. Con slogans quali “mutuo sociale urgenza nazionale” e “a fine mese d’affitto morirai” hanno interrotto la diretta ed inscenato un protesta che, a detta del portavoce, Gianluca Iannone “vuol significare, senza mezzi termini che la casa non è un gioco.” “A Roma le richieste per alloggi residenziali pubblici sono circa 30.000, a fronte di una politica in materia che vede l’Italia fanalino di coda per stanziamento del PIL, appena lo 0,07% annuo.” “Ciò nonostante – continua Iannone – il sindaco di Roma approva, dopo più di 30 anni, il nuovo piano regolatore ed, a fronte dei milioni di metri cubi elargiti a costruttori e multinazionali del commercio, non individua un solo metro quadro per costruire nuovi alloggi popolari. Noi chiediamo che venga presentato in Parlamento il progetto di legge per il Mutuo Sociale, vera ed unica soluzione per l’emergenza abitativa”. Prosegue Castellino – presidente provinciale romano di FT – stigmatizzando come “già sia iniziato il valzer della gogna mediatica. Le agenzie parlano già di distruzione della bolla del grande fratello, parlano gruppi armati di coltelli, ma si scontreranno presto con un’altra verità, che apparirà, senza filtri, sul sito you-tube.” “Niente coltelli, niente distruzioni, solo lo sdegno di chi ritiene che la gente di Roma e d’Italia, meriti amministratori migliori di quelli che propinano ridicole trasmissioni e che lasciano migliaia di famiglie in mano a palazzinari e speculatori di ogni risma”. “Nel silenzio totale che i media hanno alzato intorno alla nostra proposta di legge, la Fiamma Tricolore tenta di abbattere, con pacifiche ma eclatanti manifestazioni di dissenso, il muro di omertà e connivenze che impedisce a politici e giornalisti di fare il proprio dovere
Novopress.info

lunedì 21 gennaio 2008

VICTORY DEI !

La forza calma, cheta, quella descritta nei saggi guerrieri nell'antico lontano oriente. Questo il segreto di una vittoria schiacciante, impagabile, la vittoria del forte che non abbisogna di muovere neppure un dito per manifestare la propria autorità. Visi sereni, vesti bianche, occhi serafici, un dominio incontrastato di duemila anni contro la massa rabbiosa dei soliti isterici rossi antagonisti. E contro quei presunti luminari che per primi alzarono la voce contro la visita del Santo Padre, come se alla Sapienza ci fossero solo la facoltà di Genetica e medicina, e non tutto l'ampio e prestigioso parco di scienze umanistiche. Che sconfitta indecorosa per questo popolo di isteriche checchine, tutti compiacenti alle baronie dei dottoroni, chiusi nei loro muri di cannabis e saccenza arrogante. Se fosse stato il Dalai Lama, o magari qualche esotico Imam mediorientale a dover inaugurare l'anno accademico della Sapienza, sarebbero stati tutti lì, a tirarsi le seghe dalla gioia "come siamo interetnici, interculturali"...ma il Papa, sia mai! E al vaticano non ci hanno pensato due volte, dietrofront! Per trasformare una situazione imbarazzante in una trionfale, luminosa, vittoria d'immagine. Eppure me le vedo le zecchette, nelle loro buie stanze, o sui prati con i bonghi tutti contenti a cantare "Evviva, il Papa è stato cacciato, il fascista se ne è andato". Tutti fascisti per costoro, dal Berlusconi atlantico al Bertinotti che presenzia alla sfilata militare del 25 aprile...tempo fa con l’aiuto dello straniero se la sono sfangata, ma da ieri, vista la penosa figura di merda, anche la Vittoria sarà da oggi per loro “fascista”. Penosi.

L’Ostile il Neopagano.